Angelo  Lorenzon
pittore, scultore, incisore  1927 - 1978

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Mostra retrospettiva nel ventennale della morte a :

SOLIGHETTO - Pieve di Soligo ( TV ).  

Presso il Centro di Cultura "F. Fabbri" ex Villa Brandolini.

Dal 3 al 18 ottobre 1998.

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Perché questa RETROSPETTIVA?       

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Presentazione  di    Andrea   Zanzotto.

 

Perché questa RETROSPETTIVA?  

Vent’anni sono trascorsi dalla morte di Angelo Lorenzon e si desiderava ricordarlo attraverso una mostra ed una pubblicazione per ravvivare la memoria di questo artista. Ai vecchi amici che sempre gli sono stati vicino, alla nuova generazione e a quanti   non lo conoscono, desideriamo riproporre il valore e l’importanza dell’opera di Lorenzon per il trevigiano e per l’arte italiana.

Abbiamo scelto di ricordarlo nella sua terra, dove ha sempre vissuto; per questo, il Centro di Cultura " F. Fabbri " di Solighetto , dove nell’81 è stata allestita la sua prima retrospettiva, ci sembrava la sede adatta.

Un Centro di Cultura anche perché, prima di tutto l’iniziativa vuole essere un momento di riflessione culturale, senza però tralasciare l’aspetto affettivo. Un momento per fermarsi e riconsiderare quello che Angelo voleva trasmettere attraverso le sue opere ( valori, preoccupazioni, aspirazioni...), i quali sembrano aspetti di una cultura ormai lontana, ma che certamente veicolano ancora oggi qualcosa di utile per chi sa ascoltare.

Presentazione.        Andrea   Zanzotto.

Angelo Lorenzon ha lasciato un ricordo vivissimo ed un rimpianto profondo in seguito alla sua scomparsa così inopinata e immatura, perché, in primo luogo egli era un uomo buono, generoso, autentico in ogni sua espressione, perché era "nella verità". E ciò sia detto senza alcun significato restrittivo per la validità artistica dell’opera sua, nella quale appunto poterono manifestarsi la sua ricca umanità, la sua libertà interiore, la sua noncuranza per tutto ciò che non abbia rapporto con la purezza della fantasia artistica, anche nel suo permeare la vita quotidiana.

Angelo visse veramente nell’arte e per l’arte, ma senza alcuna enfasi " vocazionale ", bensì riconnettendo il suo operare a un costante pratica dell’artigianato, pratica che nel suo caso fu necessaria e dimessa, eppur sempre nobilmente attuata anche nella routine del lavoro su commissione. Egli aveva piena coscienza del fatto che senza una modestia di fondo non è possibile avvicinarsi all’arte, né può esistere una produttiva esperienza di perfezionamento.  Ma se egli dava per scontato anche un certo margine di scacco e di errore, ed era in ansia rispetto ai traguardi che si prefiggeva, conservava pur sempre inalterata la serenità di chi "deve" comunque operare, e che persino nell’occasione più spicciola, apparentemente meno significativa, trova modo di capire certe realtà, di migliorare i propri mezzi, di liberare impulsi fantastici. Per questo i suoi lavori in legno, che sono i più sofferti e complessi, vanno dal bassorilievo "ornamentale" di ridotte dimensioni  ( ma in molti casi limpido e persuasivo ) fino ai grandi gruppi scultorei senza che si noti vera discontinuità. L’artigiano che si concede piccole gioie inventive, che quasi giocherella con la sgorbia, non si contrappone affatto all’artista che costruisce e rivela volumi e forme, corpi e atteggiamenti, richiamandoli dai legni, dalla vegetalità in cui sono spesso visibilmente accennati. E Angelo, in questo in questo settore della scultura che ha nel Veneto così affascinanti tradizioni, seppe individuare un suo itinerario variato ed originale raggiungendo risultati assai ragguardevoli per dignità e profondità d’indagine.

In questi suoi lavori una spinta, un’accentuazione quasi espressionistica, spesso convergente con una ieraticità da "primitivo", si intreccia a un robusto sentimento della realtà: e il tutto sembra poi sciogliersi come per un innato gusto del ritmo, in uno spazio che diventa esistente proprio nel lasciarsi ritmare dalla figura.

Anche nell’opera pittorica, che Angelo perseguì con esemplare diligenza, spesso si notano belle riuscite, in un ambito che non ignora certe tradizioni figurative del ‘900, e che trova la sua più rilevante connotazione in un conflitto, in un travaglio per cui il colore talvolta appare come tessuto lievemente di luci blande, talvolta si fa aggressivo, marcato anch’esso da una tensione espressionistica.  Veneto di campagna nel modo più biologicamente fiducioso, Angelo ha trovato spontaneamente il suo territorio artistico nei paraggi dei suoi maestri e contemporanei, Augusto Murer per la scultura lignea e Sandro Nardi per la pittura, ma è soprattutto da quel nimbo di creature della terra - la gente dei campi, le figure della vegetazione, il mondo animale - in mezzo alle quali egli rimase sempre, quasi senza volersene distinguere, che egli trasse la sua energia operatrice, nutrita da un tenace, semplice ottimismo, e insieme da una inquieta malinconia.                                                     

Non si può non pensare Angelo ancora al lavoro, nel suo rustico laboratorio all’imbocco della valle del Molinetto, gentile e consapevole guardiano di un regno collinare di bellezze estreme, terribili pur nella loro dolcezza, umile custode di un’alta idea dell’arte che, se oggi appare come in penombra, non potrà mai cessare di dar luce.

                              ANDREA   ZANZOTTO

Pieve di Soligo, Aprile 1981

 

Angelo Lorenzon has left behind a deep sense of regret and a vivid memory of the man he was, first of all because he was good,generous and authentic in every expression of his and then because he was "in the truth". And this can be said without any way limiting the artistic validity of his work, in which could be seen his rich humanity, his inner freedom, his indifference towards everything that did not relate to the purity of artistic fantasy, even in the things of daily life.

Angelo truly lived in art and for art, but without any "vocational" emphasis.He was in fact an active craftsman, who practised this art humbly out of necessity, and yet it was always nobly carried out even when doing routine work to order. He was fully aware that without a basic modesty it is not possible to approach art, nor can one grow towards perfection.

However,even though he allowed a certain margin for failure and error, and he was anxious about the goals he set himself, he still retained intact that serenity as one who "has to " work, and even on those occasions which seemed least significant, he finds a way to understand a certain reality, to improve his method, to liberate fantastic, impulses. For this reason his work in wood, which are his most complex and best reveal his inner suffering, range from the "ornamental" bas-relief (which though small is in many cases limpid and persuasive)to the groups of large carvings without any notable discontinuity.The craftsman who allows himself brief moments of inventive joy, who almost plays with the gouge,is not at all in contrast with the artist who constructs and reveals volumes and shapes,bodies and attitudes, drawing them from the wood and the plant life in which they are often visibly suggested.

And Angelo in this sector of sculpture which has such fascinating traditions in Venetia, was able to mark out his own varied and original itinerary, reaching results that were quite remarkable for their dignity and depth of analysis.

In these works of his an impulse, an almost expressionist emphasis, often converging with a "primitive" solemnity, intermingles with a robust feeling of reality:and the whole then seems to melt as if through an innate taste for rhythm, in a space that starts to exist as it allows itself to be measured by the shape.

Also among the paintings, which Angelo undertook with exemplary diligence, can often be noted works of particular beauty,certainly not ignorant of certain figurative traditions of the 1900, and which are most prominently characterired by a conflict, by travail, and so the colour sometimes appears as if slightly woven with soft lights and sometimes becomes aggressive, this too marked by an expressionist tension. From the Venetian countryside and hopeful by nature, Angelo spontaneously found his artistic territory in the neighbourhood of his teachers and fellow countrymen, Augusto Murer for wood sculpture and Sandro Nardi for painting, but it was above all from the creatures of the earth- the people in the fields, the shapes of the vegetation, the animal world- amongst which he always stayed, almost without wanting to separate from them, that he drew his creative energy, nurtured by a tenacious simple optimism, and at the same time by a restless melancholy.

It is impossible not to think of Angelo still at work, in his rustic workshop at the entrance to the valley of Molinetto, the kind and knowing guardian of a hilly kingdom of extreme beauty, terrible even in its sweetness,the humble custodian of a high idea of art which,though apparently shaded today, will never cease to shed its light.

 

       Angelo Lorenzon        
Ultimo aggiornamento  30/03/09

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