Angelo
Lorenzon
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In ricordo, a trentanni dalla scomparsa di Angelo Lorenzon
Col passare del tempo, il ricordo delle persone che hanno vissuto la storia nei decenni passati, ha la tendenza a venir meno, la quotidianità oggi è caratterizzata da un’attività frenetica che ci porta a privilegiare il presente o il futuro rispetto al passato. In questo caso, ricordare un artista scomparso 30 anni fa, mi sembra un atto di estrema sensibilità verso coloro che hanno contribuito, in vari aspetti, al progresso del paese. Questa sensibilità però si scontra con la difficoltà di comprendere Angelo come artista del suo tempo. Infatti 50 anni fa non riscontrava tutto quel consenso come oggi avviene. Le situazioni impellenti di allora privilegiavano altri aspetti più che l’arte, c’era la necessità di altre attività più concrete per vivere. Ma Lorenzon aveva una vocazione diversa e non scese a compromessi commerciali, il suo contributo al paese lo ha dato con l’arte: la pittura, la scultura e l’incisione. Due aspetti da ricordare:
Ha colto in certi suoi quadri la bellezza e nello stesso tempo la pacatezza dei paesaggi collinari dove è vissuto. Egli è stato uno dei primi a valorizzare il Molinetto della Croda, ora meta di tanti visitatori. Ha immortalato certi mestieri e certe espressioni di vita agreste di queste zone. Certe sue opere scultoree riaffermano anche oggi come allora alcuni valori universali come l’amore, la famiglia, il legame sentimentale. Altre opere, come certe acqueforti, l’infanzia, il gioco. Ma vengono espressi nella sua arte anche le angosce, i tormenti della sua epoca, una società in forte trasformazione, come lo era allora, gli anni ’60, dove l’incertezza per il futuro irrompeva nelle sue tele.
Giovanni Lorenzon giugno 2008
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